In quest’ultimi tempi, mi chiedo spesso, se le mancate risposte politiche siano la causa dell’evidente conflitto sociale che sta colpendo anche la nostra piccola Comunità, imbruttendola come non mai, oppure sono tali da non scalfire neanche il modo di essere della stessa nostra realtà territoriale.
Questa mia breve riflessione sull’argomento non vuole ricomprendere tutta una serie di problematiche che riguardano gli elementi che influenzano e determinano un preciso modo di essere.
Voglio, invece, indicare, soltanto, qualche aspetto che possa darmi il modo di partire da un assunto. E’ pur vero che venendo meno lo sviluppo dei settori trainanti l’economia di una qualunque comunità possa contribuire a rendere accettabile il conflitto sociale, oppure renderlo ingestibile sino a doversi constatare l’ingovernabilità di tutti i processi sociali.
Credo, senza ombra di dubbi, che le mancate risposte politiche alla domanda della Comunità sono causa indiscutibilmente di ’accelerazione del conflitto sociale e le sue stesse conseguenze.
Penso per esempio al ritardo dell’approvazione di un Piano Regolatore Generale, all’aumento dei tempi per il rilascio di una concessione, alla realizzazione di un progetto d’investimento di un lavoro pubblico o di un servizio, all’aumento o alla diminuzione della tassazione fiscale, alla piena gestione della prontezza della circolazione stradale, alla economicità dei costi delle spese correnti del bilancio, ai tempi dell’efficienza dello stesso Ente, alla risposta lenta di nuovi servizi, all’intervento con ritardo, rispetto ai bisogni urgenti di determinate categorie di cittadini e tante altri interventi che avvengono superando, spesso i termini disposti dalle leggi, e tanti altri problemi che sono indiscutibilmente presenti nel processo sociale di ogni comunità.
Quest’ultimi segmenti ci fanno comprendere che il conflitto può essere dietro l’angolo e che lo stesso possa raggiungere un alto tasso tale da non poter garantire il superamento di ogni contrasto presente nella Comunità ed introdursi nel pieno dello stesso contrasto in esame.
Certo, l’abusivismo, è anche parte della mancanza di un Piano Regolatore Generale e di altri attinenti o integranti ad esso. Se un progetto necessita o meno del rilascio di una concessione edilizia, oppure di un permesso o di una segnalazione, spesso, consente la selvaggia edificazione del territorio.
Certamente i tempi di realizzazione di un lavoro pubblico impongono una diversa concezione della Pubblica Amministrazione, come anche l’inefficiente erogazione di un servizio convince l’utente a guardare le tariffe con sospetto e a trovarsi in disaccordo con qualunque decisione di razionalizzazione, di rimodulazione e di azione della singola amministrazione comunale sempre incapace, inefficiente e priva di decisioni politiche congrue rispetto alle attese.
Insomma, diciamolo chiaramente qualunque decisione che si affronta in termini di realizzazione che non rispecchia il reale gradimento della popolazione, diventa quasi giustificato il conflitto sociale, senza mettere in conto che non porta da nessuna parte.
Per carattere io sono contrario al conflitto sociale, ma sono anche contrario alle risposte inefficienti e poco produttive di accettazione da parte dei destinatari per il semplice fatto che si ritengano superficiali, inutili e dispendiosi di risorse finanziarie, senza che gli obiettivi siano raggiunti e che soddisfano tutte le attese poste dalle domande della comunità.
Spero che quanto ho appena in sintesi accennato sopra non sia considerato privo di fondamento, o privo di ogni significazione e stimolo per un proficuo dibattito da parte di coloro che vogliono affrontare questo problema, certamente più in profondità e più ampiamente argomentato.
Pensavo di sottoporre qualcosa a coloro i quali ne sanno più di me, mentre, speranzoso come sono, mi auguro che trovi un poco di ascolto in coloro che di queste terrene cose ne conoscono abbastanza e ci facciano partecipi delle loro tesi e dei loro argomenti.
Oggi, dico solamente che le mancate risposte politiche sono predominanti per la nascita e lo sviluppo del conflitto sociale.
Temo che il disagio economico si trasformerà presto in aperto conflitto sociale. Tutti contro tutti. Viviamo in uno strano clima di attesa. Come se una catastrofe imminente fosse alle porte. Auguriamoci che non sia così.
Se vogliamo contribuire ad abbassare questo conflitto sociale, non ci resta altro che la partecipazione e l’interesse a contribuire ad ogni decisione che investa la nostra Comunità.
Ma come non accorgersi che il Paese sta franando sotto i nostri piedi e l’umore nerissimo della gente annuncia giorni che non vorremmo vedere?
08-07-2013
Santino Quartarone