9 MAGGIO 1978 –  42 ANNI FA – IN RICORDO DELLO STATISTA ALDO MORO

da admin su sabato, Maggio 9th, 2020

Oggi ricorre  l’anniversario della morte dello statista Aldo Moro,  segretario della Democrazia Cristiana, rapito dalle Brigate rosse in via Fani a Roma, sterminando la sua scorta, e ucciso dopo una sofferente prigionia.
Il cadavere di Aldo Moro venne ritrovato il 9 maggio del 1978 all’interno di una Renault 4 rossa, lasciata dai terroristi posteggiata in via Caetani a Roma,.

Lo statista, leader della Democrazia Cristiana fu tenuto prigioniero  per 55 lunghi giorni durante i quali venne sottoposto ad uno strano di processo.

Furono messi in atto estenuanti trattative, ma non furono trovate delle efficaci proposte e soprattutto condivise dai partiti politici, convincenti affinché le brigate rosse potessero  liberare del leader della DC, sconvolgendo l’opinione pubblica e mettendo a dura prova la tenuta delle istituzioni come mai.

Nel tempo sono state accertate responsabilità dirette e indirette. Gli autori dei delitti sono stati sottoposti a processi e condanne. Ma non ovunque è stata fatta piena luce. Comunque, terrorismo ed eversione sono stati battuti con gli strumenti della democrazia e della Costituzione.

Per tutta la sua vita lo statista Aldo Moro aveva creduto nella democrazia, intesa come dialogo tra partiti, come unione delle diverse categorie in vista del bene comune generale. Erano anni difficili, quelli in cui Moro si trovava ad operare: la ”guerra fredda” rende difficile l’affermazione degli ideali di democrazia e giustizia e la forte opposizione che contraddistingue la politica italiana è più forte che mai.

Tuttavia, Moro sostiene la necessità di una politica di concerto, di collaborazione e comunicazione, di reciproco riconoscimento politico senza perdere la propria identità.

Riscoprire il pensiero di Aldo Moro, al di là di quelle che possono essere le convinzioni politiche personali, potrebbe portare ad una rinascita della politica italiana, ormai da tempo ingabbiata in modelli antichi e schemi che fanno riferimento al solo vantaggio personale.

Credo che sia necessario vedere la politica come un mezzo per il benessere civile e non come il fine privatistico, ponendo nuovamente l’individuo  al centro di un’ottica di dialogo e interazione positiva tra le fazioni, rappresenterebbe il giusto modo di affrontare un discorso politico aperto e concretamente propositivo.

Affrontare i problemi moderni quali la crisi economica, il fenomeno migratorio in forte crescita, la necessità di integrazione, mediante un acceso dialogo tra popoli, culture e religioni. Trasportare poi tutto questo sul piano politico, guardando contemporaneamente all’Italia, all’Europa e al resto del mondo non con paura, ma con fiducia e apertura.

Una frase colpisce per la sua attualità e profezia, scritta da Aldo Moro alla fine degli anni Sessanta: “Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.

Ricordare è un dovere.

Santino Quartarone

 

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